Sono sempre di più i privati che acquistano il vino sfuso e lo imbottigliano da sé. Questa piacevole pratica consente un ottimo risparmio ma anche del sano divertimento, soprattutto se proposta come attività di famiglia insieme ai più piccoli. Un po’ come si faceva anni fa, quando con i nonni si passava il tempo ad imbottigliare, non solo il vino, ma anche la salsa, l’olio e chi più ne ha più ne metta.
Ma in pratica come si fa ad imbottigliare e quali sono gli strumenti di cui si ha bisogno? Ecco un piccolo vademecum con tutti i consigli che possono aiutarti ad ottenere un massimo risultato con il minimo sforzo.
1. La tipologia di vino
Secondo la credenza popolare, i vini sfusi tendono ad avere una bassa qualità. Nella realtà dei fatti non è così, perché è vero che non si possono acquistare sfusi dei vini pregiati o da invecchiamento, ma è comunque possibile comprare degli ottimi vini, rossi o bianchi, che si prestano bene ad essere consumati giovani e, per questo motivo, più adatti ad un imbottigliamento casalingo.
La scelta del vino è comunque molto importante per un ottimo risultato e, per farla al meglio, è sempre consigliata una visita alla cantina e lo scambio di due chiacchiere con un esperto del settore.
2. La scelta della bottiglia e del tappo
Per l’imbottigliamento casalingo del vino sono sempre consigliate bottiglie di tipo bordolese, attualmente la più utilizzata, poiché molto performante nella conservazione di vini rossi e bianchi. I motivi del suo successo sono molteplici: la spalla larga trattiene eventuali depositi che si possono formare sul fondo, è leggera, maneggevole e, infine, la sua base stretta aiuta lo stoccaggio.
Altro fattore importante nella scelta della bottiglia è il colore della stessa. Per i vini rossi è indicato il marrone o il verde, mentre per i bianchi si può utilizzare la trasparenza per godere dei riflessi del nettare di Bacco. È però importante sapere che il vino soffre dell’eccessiva esposizione alla luce, per questo consigliamo di scegliere un colore scuro anche per i vini bianchi.
Non meno importante è la scelta del tappo che andrà a chiudere le bottiglie scelte. Il tappo a corona con bidule è certamente una buona soluzione perché permette di unire la capacità di isolamento a quella di preservazione e conservazione del liquido. Molto utilizzati anche i tappi in sughero, che però ricordiamo potrebbero fornire al vino quel caratteristico sentore di tappo.
3. La preparazione delle bottiglie
Fondamentale, per un perfetto imbottigliamento, è che le bottiglie siano sempre ben pulite ed asciutte. Per questo motivo, se utilizzate bottiglie di recupero è importante che esse vengano lavate molto bene prima di essere riutilizzate.
Per il lavaggio è sufficiente acqua calda e in caso di incrostazioni e depositi persistenti si può pensare all’ausilio di uno spazzolino idoneo. Meglio evitare detergenti che possono conferire al vino degli odori e sapori strani.
4. La tappatura
Una volta effettuato il travaso del vino si può passare all’operazione di tappatura. Qualsiasi tappo richiede uno strumento apposito in questa delicata fase.
Per questioni igieniche non bisogna mai maneggiare troppo i tappi prima di imbottigliare il vino. Altro consiglio è quello di non utilizzare mai tappi riciclati, poiché non garantiscono una chiusura perfettamente ermetica.
Infine, ma non certo per importanza, è bene procedere alla tappatura non appena finita la fase di travaso. Lasciare il vino troppo tempo a contatto con l’aria può compromettere irrimediabilmente le qualità organolettiche del vino.