Ci addentriamo all’interno del centro Italia, scoprendo una delle più forti caratteristiche dell’Emilia Romagna, dove entriamo in contatto con un’area particolarmente estesa data dalla produzione di un vino che è simbolo e portabandiera di questa regione, il Lambrusco. Si tratta di un vino estremamente conosciuto a livello internazionale, un prodotto che risulta come il più venduto in Italia, il cui nome indica una serie di vitigni differenti.
Esistono diverse DOC (denominazione di origine controllata) e IGT (indicazione geografica tipica) specifiche per il lambrusco. L’uva usata per la sua produzione è a bacca rossa, viene coltivate prevalentemente in Emilia, in modo particolare nelle province di Modena e Reggio Emilia, ma anche in Lombardia nella Provincia di Mantova. La particolarità di questo vino è la nota frizzante e il briosa che lo rende molto gradevole all’assaggio.
La storia
Difficile riuscire a costruire l’esatto momento in cui questo prodotto tipico sia nato: esistono tante testimonianze legate sia alla sua produzione ma soprattutto all’origine stessa del nome. Tra queste citiamo per esempio Virgilio, nativo del mantovano che come detto in precedenza è zona fertile per la produzione, che parlò della vitis labrusca già 2000 anni fa, in una delle sue Bucoliche.
Nella seconda metà del Cinquecento, il medico e botanico Andrea Bacci affermò che “sulle colline di fronte alla città di Modena si coltivano lambrusche, uve rosse”, dalle quali era possibile ottenere vini speziati, spumeggianti. Ma se non sono certe le origini della coltivazione di questa vite, sono altrettanto variegate le sue caratteristiche: nel 1700 infatti, grazie all’innovazione tecnologica data dalla conservazione del vino frizzante, venne introdotta di una particolare bottiglia chiamata Borgognona. Lo scopo era quello di conservare il prodotto all’interno di un vetro resistente e spesso con tappo di sughero stretto con l’aiuto di uno spago, per impedire la sua apertura a casa della rifermentazione degli zuccheri che crea anidride carbonica.
Arrivando ai giorni nostri possiamo affermare che già dalla prima metà del Novecento il Lambrusco veniva riconosciuto per essere un vino secco, la cui schiuma, esattamente come avviene nel caso dello Champagne, si otteneva per merito di una seconda fermentazione in bottiglia. A partire dal 1980 è stato venduto all’estero come uno dei massimi esponenti del “made in Italy”, soprattutto in America, dove è considerato il prodotto più rappresentativo della nostra storia e cultura gastronomica. Negli anni ’90 però si è dato inizio a un processo di “ristrutturazione”, messo in atto al fine di ritornare alle origini, più secco, consistente e meno dolce.
Varietà e caratteristiche del Lambrusco
Per scoprire e conoscere il Lambrusco è fondamentale dire che esistono 4 tipologie di questo prodotto: il Lambrusco di Sorbara (che si può presentare rosso o rosé, secco o amabile); il Lambrusco rosso Salamino di Santa Croce (che è secco o amabile); il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro (è secco o amabile) e infine il Lambrusco Reggiano (rosato e dolce oppure rosso e secco). Tra questi il più pregiato è il Lambrusco di Sorbara, ed è prodotto nella provincia di Modena, reso unico nel suo genere per gli aromi che ci permettono di gustare in bocca un sapore di lamponi e fragole.
Meno importanti, ma degni di nota sono i vitigni minori del Marani, il Lambrusco Ancellotta, il Lambrusco Maestri, il Lambrusco Montericco e il Lambrusco Viadanese.
Il Lambrusco può essere frizzante o spumante, sia in versione rossa che rosé, e si sposa al meglio con la saporita e gustosa cucina tipica emiliana, data spesso da piatti molto ricchi di grassi. E’ ideale da consumarsi con carne suina, le salsicce e l’agnello, oltre ai formaggi della zona, come per esempio il parmigiano reggiano.